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Turismo, le categorie ribadiscono il loro no all’ipotesi “tassa di soggiorno”

Prosegue il trend positivo del ponente ligure nel settore del turismo. Come già avvenuto per il 2015, anche nell’estate 2016 i dati del movimento turistico in provincia di Savona, presentati dall’Unione Provinciale degli Albergatori, confermano una tendenza positiva, tanto per la costa quanto per l’entroterra. “Siamo soddisfatti di quanto certificato dai numeri. Questo è il risultato di alcuni fattori esogeni, quali le condizioni meteorologiche favorevoli, alcune situazioni di crisi a livello internazionale che hanno indubbiamente favorito l’Italia e la Liguria, ma anche molti fattori endogeni: il movimento turistico in Liguria e in riviera è infatti in crescita da cinque anni a questa parte, grazie a un processo di innovazione del prodotto, di miglioramento e rinnovamento delle strutture, ma anche perché siamo una destinazione ‘tax free’, ovvero senza tassa di soggiorno”, commentano UPASV – Confindustria Alberghi, Federalberghi – Confcommercio, FAITA – Confcommercio e Assoturismo – Confesercenti, con una nota congiunta.

A tal proposito, sull’eventuale applicazione della cosiddetta “tassa di soggiorno” da parte degli enti locali, dai rappresentanti di categoria viene ribadita la ferma opposizione.

“La nostra non è una contrarietà dettata da pregiudizi o prese di posizione, ma si basa su motivazioni concrete: in primis, affrontare la competitività di un settore economico attraverso l’imposizione di una tassa indiretta su consumatori e turisti rappresenta una delle peggiori scelte possibili in materia di politica economica. Creare nuove tasse indirette anziché utilizzare i sistemi di distribuzione della già presente tassazione ordinaria è un concetto sbagliato. E ciò è ancora meno applicabile, nello specifico, nel ponente ligure, nelle province di Savona o Imperia, destinazioni alquanto differenti dalle altre in Liguria e in Italia, per la tipologia di turismo: da noi, infatti, si tratta di turisti fidelizzati, che tornano nel tempo e più volte nel corso dell’anno, per lo più famiglie ed esponenti del ceto medio – settore in grande sofferenza in Italia e in Europa – sui quali una tassa in più inciderebbe notevolmente. Ulteriore fattore che ci rende contrari, l’iniquità dell’imposta, che colpisce una categoria come quella degli albergatori e dei campeggiatori, i quali stanno vivendo un momento di grande fragilità, dove anche solo 1 euro può fare la differenza”.

“È inoltre necessario ricordare che nelle località dove si applica la tassa di soggiorno, viene messa a disposizione la carta di soggiorno, ovvero tutta una serie di vantaggi al cliente, con cui acquistare e utilizzare servizi a prezzi più bassi. Dunque, il turista paga un po’ di più, ma ha in cambio un servizio: nel nostro caso, faremmo pagare maggiormente, senza offrire alcunché in cambio. Questo evidenzia ulteriormente il perché tale proposta sarebbe difficilmente applicabile, sul nostro territorio. Per tutelare davvero le imprese del territorio, gli amministratori locali, al posto di proporre nuove tasse, dovrebbero fare esattamente il contrario: puntare a rendere la riviera sempre più accogliente e mantenerla un’area ‘tax free'”, conclude la nota congiunta firmata da UPASV – Confindustria Alberghi, Federalberghi – Confcommercio, FAITA – Confcommercio e Assoturismo – Confesercenti.

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