“Più che la parola industria, credo che faccia paura, o meglio non piaccia la parola ‘impresa’”.
Queste le parole di Alberto Mingardi, giornalista che ha pubblicato su Wall Street Journal, Washington Post, Herald Tribune e Financial Times, scrittore, fondatore e direttore generale dell’Istituto Bruno Leoni, ospite del terzo appuntamento della rassegna “SVoltaIncontra”, organizzata e promossa dall’Unione degli Industriali della Provincia di Savona per mezzo del loro portale SVolta.net
Dopo gli incontri con Giorgio Dell’Arti e Maurizio Molinari, nella puntata di maggio, al fianco dei giornalisti Fabrizio De Longis e Gilberto Volpara, Mingardi ha dialogato di temi di attualità legati al mondo dell’economia.
“In Italia c’è una solida tradizione industrialista, c’è buona parte del mondo anche politico che apprezza e ama l’industria. Però è un’industria vista come un grande lego, un grande meccano, che deve essere pianificato da parte del centro, fare parte di un grande piano regolatore preparato a Roma. Invece non piace l’impresa, non piacciono le libere imprese, gli sforzi anche un po’ anarchici messi in campo da tanti imprenditori italiani per fare delle cose che piacciono ai consumatori, che possano imporsi sui mercati. Questo è surreale in un paese come il nostro che ha una grande tradizione di industria statale, grandi piani che per lo più sono andati male, e una tradizione di crescita che storicamente non è stata pianificata, è arrivata dai luoghi nei quali il pianificatore non era andato a cercarla”.