Mille e trentasette chilometri. Oppure, dato il contesto, circa seicentoquarantaquattro miglia. È la distanza che separa il lungomare di Alassio, in Liguria, dal Tower Bridge di Londra, in Gran Bretagna. Ed è anche il salto effettuato da Sara Schivo, alassina classe 1986, che quattro anni or sono ha lasciato il sole e le spiagge della città del Muretto per il clima più freddo e piovoso della capitale del Regno Unito, per lavorare nel settore marketing della LEGO, azienda leader a livello mondiale nel campo dei giocattoli.
“Vivo a South Kensington, Londra, dal 2011”, afferma Sara. “Dopo la laurea a Milano, e dopo un periodo a Parigi, ho deciso di raggiungere mio fratello, al fine di approfondire meglio il mio inglese. Sono sempre stata una persona molto ambiziosa, sempre spronata dai miei genitori e specialmente da mio padre, a non accontentarmi mai. Come in tutte le esperienze, anche questa è nata un po’ per caso e un po’ per gioco: l’idea era di fermarsi solo per breve tempo, magari tre-quattro mesi, ma presto il lavoro e la città mi hanno conquistata. L’Italia mi aveva regalato un periodo straordinario, specialmente durante gli anni universitari, ma avevo voglia di esplorare il mondo e fare qualcosa di diverso mettendomi anche un po’ alla prova. Così eccomi qui, residente a Londra da ormai quattro anni”.
Dopo alcune altre esperienze professionali, l’occasione con il colosso internazionale dei mattoncini. Un incarico che per Sara, per citare la colonna sonora di LEGO – The Movie, è meraviglioso.
“Il mio lavoro mi piace moltissimo, e questo è uno dei motivi per cui ho deciso di rimanere a Londra”, aggiunge. “Ho iniziato lavorando nel mondo del cioccolato, in Ferrero, poi mi sono spostata in Kraft – oggi Mondelez – dove ho avuto la possibilità di lavorare in una grandiosa multinazionale, e dove ho incontrato molti dei miei amici e compagni di viaggio, italiani e internazionali, con i quali tuttora continuo a condividere questa mia splendida avventura londinese. Sei mesi fa, invece, ho avuto un’opportunità molto interessante e ho lasciato il mondo del food e del cioccolato per intraprendere una nuova esperienza in LEGO, una azienda fantastica, con valori molto profondi, nei quali mi ritrovo: creatività, immaginazione, innovazione, qualità e cura degli altri. Sono tutti ideali in cui credo moltissimo e che mi accompagnano nel lavoro e nella vita, ogni giorno”.
L’impatto iniziale con la City non è stato semplicissimo,
“Mi sono dovuta abituare alle lunghe giornate fredde e buie, a ‘navigare’ nel complicatissimo Tube londinese, e sopratutto a lavorare, scrivere e dialogare in una lingua che non sentivo ancora mia. Gli orari e il cibo sono molto differenti rispetto all’Italia. La città si sveglia molto presto, gli uffici sono già operativi fin dalle prime ore del mattino. Gli inglesi sono dei gran lavoratori, ma non appena scattano le 17.00 l’ufficio si svuota e molti vanno a casa o al pub dietro l’angolo: non hanno la cultura del cibo come la abbiamo noi”, racconta Sara. “Ma Londra è una città meravigliosa, e non posso che ringraziarla per tutto ciò che mi ha dato in questi anni: è vero, gli inglesi possono sembrare un po’ freddi e distanti a primo impatto, ma in realtà sono un popolo molto educato e incredibilmente organizzato. Londra è una delle città più attive e vibranti che ci siano al mondo, non c’è tempo per fermarsi. Ogni giorno, a ogni ora, ci sono cose nuove da vedere e da scoprire: musei, teatri, mostre, musical, parchi…e in ognuno di questi posti c’è la possibilità di incontrare persone nuove e fare esperienze diverse. Difficilmente ci si sente soli. Sono sempre stata molto aperta e disponibile a nuove amicizie e conoscenze, e oltre a questa splendida città, il mio lavoro e le persone che ho incontrato durante il mio percorso mi hanno aiutato moltissimo a farmi sentire subito a casa mia anche qui”.
Uno stile di vita british, che lascia spazio a un pizzico di nostalgia per l’Italia.
“L’Italia mi manca tantissimo”, ammette Sara. “Sopratutto, mi manca tutto ciò che ho lasciato quattro anni fa quando sono partita: la famiglia, gli amici, il cibo, e in particolar modo il clima e il mare. Mi manca uscire dopo il lavoro, ritrovarmi con gli amici e i colleghi per un aperitivo; mi manca mangiare una buona pizza e bere un ottimo spritz; mi manca andare al mare da giugno a settembre tutti i fine settimana. Poi mi mancano il calore della gente e addirittura il caos di Milano”.
L’amore per la città, Sara, l’ha ereditato dalla famiglia. Dai genitori e dal nonno, l’illustre prof. Tommaso Schivo, da molti chiamato “Tomschi”, vera e propria istituzione per Alassio e per la riviera in materia di cultura, scomparso nel 2011. Un’eredità di cui è assai orgogliosa. O proud, come si dice in inglese. E che la lega ancor di più al ponente ligure.
“Mi manca soprattutto tornare a casa il weekend, ad Alassio, salutare la nonna e passare del tempo con la mia famiglia. Sapere che la mamma ha preparato un sacco di cose buone e mangiare tutti insieme raccontandoci di come è andata la settimana. Se potessi, racchiuderei tutto quel sapore di mare, quello che si respira solo da noi in Liguria, in una piccola bottiglietta, così quando sarò un po’ malinconica qui in Inghilterra, potrò avvertire quelle sensazioni che tanto mi mancano”.
È anche per questo che l’alassina trapiantata a Londra ha deciso di portare con sé alcune cose, dalla riviera.
“Tutto quello che sono riuscita a fare entrare in 23 chili di bagaglio. Ad Alassio, abbiamo un piccolo orto ed è ricco di tutti quei sapori che solo il nostro paese riesce a offrire. Ogni volta che torno a casa, cerco di fare rifornimento. Non parto senza uno o due vasetti di pesto – rigorosamente fatto dalla mamma con il basilico dell’orto – trofie e un po’ di verdura fresca, che in Inghilterra è impossibile trovare. Carciofi, fiori di zucca, qualche cuore di bue, alloro, menta, albicocche…non c’è mai abbastanza spazio per tutto ciò che vorrei portarmi dietro. Cucinare è la mia passione e mi rilassa, per cui anche dopo una lunghissima giornata in ufficio, adoro mettermi ai fornelli e creare qualche piatto tipico della mia Liguria”.
Londra e l’Inghilterra sono mete molto ambite dai giovani italiani.
“Come altre grandi capitali europee, Londra ha qualcosa da offrire a tutti coloro decidessero di trascorrere tempo nella città, il mercato del lavoro è molto dinamico, e ci sono agenzie specializzate a seguire e consigliare i giovani durante la loro ricerca. La situazione economica e lavorativa in Italia è complicata al momento, però non credo che la risposta sia abbattersi o rimanere seduti ad aspettare che qualcuno o qualcosa cambi. Il futuro è nelle nostre mani, e nessuno può decidere per noi. Soltanto volendo e perseverando potremo sperare di ottenere ciò in cui realmente crediamo. L’Italia è un paese che non ha eguali in quanto cultura, storia, architettura e geografia, non è facile lasciarlo, ma al tempo stesso bisogna viaggiare, conoscere, imparare, mettersi alla prova, arricchirsi grazie a tutto ciò che il mondo ci offre ogni giorno. Credo che un’esperienza all’estero sia non solo interessante e appagante, ma che al giorno d’oggi sia quasi d’obbligo per tutti coloro che vogliono entrare a far parte del mondo del lavoro: parlare due o tre lingue, ormai, non è più inusuale, e la competizione tra i giovani è sempre maggiore. Bisogna imparare a differenziarsi dagli altri, a non accontentarsi subito e non fermarsi al primo ostacolo. Dobbiamo credere nei nostri sogni, e inseguirli affinché diventino realtà. A volte, bisogna sbagliare per imparare, ma solo chi non fa, non sbaglia. Vorrei citare Steve Jobs, che credo abbia descritto alla perfezione ciò che consiglierei a qualunque giovane oggi: ‘Stay hungry, stay foolish‘. Non fermarsi mai di fronte a nulla, ma lottare per ciò in cui si crede”.
Il biglietto di Sara non sembra essere di sola andata. Anzi, l’impressione è che lei abbia voglia, in un futuro non troppo lontano, di ripercorrere indietro quei mille chilometri che la separano dal molo di Alassio.
“Sento che la mia permanenza a Londra non è ancora arrivata al termine. Ho ancora molto da imparare e molto da dare a questa città. Ci sono ancora troppe cose che voglio scoprire e visitare. Vedo l’Italia come il mio punto di arrivo. E spero davvero un giorno di poter tornare, per essere più vicina ai miei affetti e ai miei valori. Vorrei tanto poter costruire la mia famiglia e poter crescere i miei figli in quel Paese che tanto mi manca. Tornerò in Italia quando sentirò di aver raggiunto una maturità e un’indipendenza tale che possa permettere a me e alla mia famiglia di vivere con sicurezza e tranquillità in uno dei Paesi più belli del mondo”.
(Cr.Bo.)