Dalla sicurezza del posto fisso all’incertezza della ricerca di una diversa occupazione. Dal proprio paese a una realtà completamente differente. Un salto nel buio di quasi diecimila chilometri, quello di Davide Romano, ex dipendente del Comune di Albenga trasferitosi nel cuore della grande Tokyo, in Giappone, dove ha dato vita a una nuova realtà imprenditoriale, con il fine di assistere e agevolare le imprese italiane interessate a investire nel Sol Levante.
Una svolta, quella di Romano, che non è stata improvvisa.
“Non si è trattato di un’occasione, ma di una vera e propria decisione presa assieme a mia moglie. Non è stato affatto facile”, ammette. E la scelta ha comportato anche l’abbandono del ‘posto fisso’ da molti agognato. “Lavoravo come impiegato del Comune di Albenga, con un contratto a tempo indeterminato, da oltre dieci anni. Insomma, il classico lasciare il certo per l’incerto. Ma dentro di me ho sempre sentito che il mio futuro era da tutt’altra parte, e il lavoro da impiegato mi stava un po’ stretto. Ero stato già diverse volte in Giappone in passato, e avevo anche creato una linea di business nel campo dell’export agroalimentare”.
Quindi, il salto.
“Quando sono arrivato qui, ho iniziato a lavorare, prima come cameriere e successivamente come insegnante di italiano. Attualmente, insieme a due soci nipponici, abbiamo fondato una società di consulenza per le aziende italiane interessate a creare business in Giappone”, aggiunge Romano.
Il contatto con una cultura così distante da quella italiana, non è stato dei più semplici.
“Anche se avevo visitato il paese molte volte in precedenza, l’impatto lavorativo è stato forte. Lavorando a stretto contatto con giapponesi, scopri che ci sono tante regole da rispettare e da seguire. Ma una volta ambientato, almeno nel mio caso, si è trattati alla pari, senza problemi”, dichiara l’ingauno residente a Tokyo. “Le differenze sono tantissime: in Giappone esiste un forte nazionalismo e radicati valori incentrati sul rispetto reciproco. È forse il paese più sicuro al mondo: certo, esistono anche qui malavita e delinquenza, ma rapportate in percentuale a quelle presenti in altre realtà, come per esempio in Italia, sono quasi nulle. Il tasso di disoccupazione è molto basso: lavorano quasi tutti, e con lo spirito di farlo per il bene della società e del ‘gruppo’. I valori della famiglia sono importanti, ma prima vengono quelli della collettività: in Italia, spesso avviene l’esatto contrario”.
Nella prospettiva di un mondo sempre più globalizzato e connesso, l’estremo oriente potrebbe rappresentare una prospettiva, per le nuove leve liguri e italiane?
“È normale che i giovani cercano di costruirsi una vita altrove. In Giappone, la problematica più importante è quella del visto: non è semplice ottenerlo. Se qualcuno fosse interessato a cercare lavoro qui, il mio consiglio è innanzitutto di iscriversi a una scuola di lingua. Nel frattempo, può lavorare part time e, col tempo, magari trovare un impiego full time. Ma la conoscenza del giapponese è fondamentale”.
Un po’ di nostalgia per il proprio territorio di origine? Voglia di tornare indietro?
“Mi mancano gli affetti, ovviamente. La famiglia, gli amici e i colleghi di lavoro. Anche la cucina e i sapori del bel paese, ma devo riconoscere che in terra giapponese ci sono moltissimi ristoranti italiani che davvero hanno poco da invidiare a quelli nostrani, in termini di gusto e qualità. L’Italia è un paese stupendo, i giapponesi lo amano: mi auguro che possa ripartire da zero ed esprimere al meglio tutte le sue grandi potenzialità. Tornerò in futuro, ma solo per questioni affettive. Dal punto di vista lavorativo, il mio futuro è ormai qui”.
Per Davide Romano, dunque, si prospetta una lunga permanenza in Giappone. Ad aiutare le aziende italiane, a conquistare nuovi mercati.
(Cr.Bo.)