“Il Consiglio dei Ministri è in procinto di adottare lo schema di decreto legislativo per il riordino della governance dei porti. Allo stato delle cose, le preoccupazioni per gli effetti di un accorpamento dello scalo di Savona-Vado a quello di Genova non sono stati fugati. Valuteremo il testo che uscirà dal Consiglio dei Ministri”.
Così Anna Giacobbe, deputata del Partito Democratico, dichiara in merito alla proposta di riforma dei porti promossa dal Governo.
Ma nel frattempo è importante ribadire un punto che, tra gli altri, ha bisogno di essere chiarito e reso concreto, e cioè il ruolo degli enti locali, come rappresentanti delle comunità locali. Su questo, anche a prescindere da altre valutazioni sul processo di riorganizzazione delle Autorità Portuali, abbiamo presentato una interrogazione in Commissione Trasporti”, prosegue.
Fondamentale, quindi, coinvolgere il territorio.
“La legge delega sulla P.A. fa espresso riferimento alla necessità di tenere conto del ruolo delle regioni e degli enti locali nella riorganizzazione della governance dei porti L’ANCI, Associazione Nazionale dei Comuni, nei mesi scorsi ha sottolineato quanto sia opportuno rafforzare il ruolo delle Città portuali come traino dello sviluppo”; ha evidenziato l’assenza dal Piano Nazionale per la Portualità e la Logistica di sufficienti strumenti di ‘relazione con i Comuni nell’ambito degli strumenti governance’ e come ciò non permetterebbe di ‘dare forza agli interessi di tutela dei territori e delle comunità, in totale controtendenza con le pratiche che con successo si stanno affermando nel resto d’Europa’”.
Prosegue la nota:
“Sono questioni che si pongono a maggior ragione nel momento in cui si sceglie di accorpare A.P. attualmente esistenti: in alcuni casi si tratta di realtà minori, ma altri scali, come il nostro, già oggi hanno dimensioni significative ed sono in fase di espansione sia della propria dotazione infrastrutturale, sia dei traffici conseguenti.
Va detto che il coinvolgimento degli enti locali non può essere risolto con l’inserimento di rappresentanti dei comuni maggiori nelle sedi di governo dei sistemi portuali: la riforma della governance rimette in questione il rapporto tra la programmazione urbanistica portuale e quella degli enti locali e la relazione tra la vita delle comunità locali e l’impatto delle operazioni portuali
Ciò che preme sottolineare, nel concreto, è che sarebbe incompatibile con un rapporto virtuoso tra vita e sviluppo economico delle comunità locali e attività portuali significative come le nostre l’attribuzione alle Direzioni di Scalo di compiti meramente istruttori e con riferimento a materie di rilievo secondario e locale, così come previsto nelle bozze di testo del decreto fatte circolare nelle scorse settimane.
L’interrogazione chiede quindi al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti “con quali iniziative, in quali forme e con quali procedure concertative” intenda coinvolgere, oltre alle Regioni, il sistema delle autonomie locali e gli enti locali interessati nella definizione degli strumenti di programmazione, nelle scelte di priorità per gli investimenti e nei criteri per la riforma della governance”.