Durante la crisi dei debiti sovrani del 2011-2012, lo spread raggiunse livelli molto elevati, con una punta pari a 552 punti base il 9 novembre 2011: quel giorno il governo italiano doveva offrire un tasso di rendimento superiore di più di cinque punti percentuali rispetto al governo tedesco.
Tre giorni dopo si dimise il governo Berlusconi e quattro giorni dopo si insediò il governo Monti. In pratica, la crisi dello spread portò in sette giorni a un cambio di governo, chiudendo l’era del più longevo primo ministro italiano.
Ma quella crisi non fu l’ultima per l’Italia: dopo una rapida discesa dei tassi, nel luglio 2012 lo spread tornò a salire pericolosamente, raggiungendo un picco il 24 luglio con un valore pari a 537 punti base: in quei giorni intervenne Mario Draghi che per fermare la crisi dei debiti sovrani propose il Fondo Salva Stati e arrivò a dichiarare che la BCE avrebbe fatto tutto il necessario («whatever it takes») per salvare l’euro e le economie europee.
Sul sito ufficiale del centro studi ImpresaLavoro, l’analisi di Paolo Ermano sull’impatto della crisi dello spread sui conti pubblici.