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Ivano, il Savonese ai Caraibi che realizza videogame su scala mondiale

Da Savona ai Caraibi, per realizzare videogiochi di successo in tutto il mondo. È la storia di Ivano Cheers (al secolo, Ivano Canobbio), giovane originario di Savona che, sei anni or sono ha fatto le valige e si è trasferito all’estero, prima in Olanda, quindi nell’isola caraibica di Curaçao, per fondare una software house, la Soloweb Studios. Lo scorso giugno, proprio la Soloweb Studios ha lanciato su scala mondiale Aero’s Quest, il primo videogame venduto su scala mondiale da una casa di produzione centro-americana: un gioco che è frutto di oltre un anno di sviluppo, disponibile fin da subito anche in italiano, per volere dello stesso Ivano. La passione per i videogiochi, per Ivano, ha origini sul territorio ligure, ed è legata alla sua infanzia.

“Da bambino, e parlo degli anni ’80, ho vissuto la nascita e la crescita delle sale arcade, o quelli che ai tempi si chiamavano semplicemente videogiochi da bar: queste macchine mangia-monete erano sicuramente affascinanti per me, anche se non sono mai stato un grande giocatore. Preferivo guardare, ammirare e, crescendo, capire come queste “scatole magiche” lavoravano. Poi con l’avvento dei personal computer – il mitico Commodore 64 prima, l’Amiga dopo – tutto si è semplificato, perché potevo testare, provare e capire direttamente da casa. Ho sempre visto i videogiochi come un’espressione o una forma d’arte: teoria che si è rafforzata negli anni, fino a oggi”.

Da Savona ai Caraibi, il salto è di oltre ottomila chilometri. Una vera e propria svolta.

“Vivo e risiedo a Curacao, una piccola isola nel sud dei Caraibi parte delle Antille ABC (ex Antille Olandesi), nota in Europa probabilmente per il celebre liquore di colore blu – tra l’altro non venduto qui, ma solo esportato. Il salto è stato tutt’altro che diretto: poco dopo i vent’anni ho lavorato in Grecia e poi sono andato in Olanda, dove ho vissuto fino a sei anni fa. In Italia, da ventenne, non riuscivo a vedere evoluzione nelle cose e, indirettamente, anche nella mentalità delle persone: avevo bisogno di nuove esperienze, stimoli: da la decisione di cambiare aria. In Olanda ho praticamente costruito tutta la mia vita professionale, è una nazione che mi manca molto, ma il clima caraibico, la mentalità e – in tutta onestà – il regime fiscale mi hanno convinto a lasciare i Paesi Bassi per quella che, ai tempi, era un’isola parte del regno olandese. Conoscevo già bene Curaçao perché la mia azienda aveva già una sede qui, oggi sede ufficiale, e io stesso venivo qui in vacanza spesso”.

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La Liguria non sembra essere territorio molto al passo con i tempi sull’argomento videogiochi e intrattenimento elettronico. La situazione, però, potrebbe cambiare.

“Penso e spero che la situazione possa cambiare. L’anno scorso ho tenuto un intervento al politecnico di Savona proprio su questo argomento e ho trovato ragazzi molto in gamba e molto vogliosi, contrariamente a quello che si dice sui giovani d’oggi. Con gli strumenti di comunicazione odierni quali Internet e social media, non esiste più a livello tecnico-logistico la necessità di spostarsi fisicamente in altri stati per fare carriera in questo settore: secondo me, pero’, per quello che posso vedere le poche volte che ritorno in Italia e Liguria, vedo ancora molto stallo e forse un po’ di rassegnazione nelle persone: per i giovani, è importante fare esperienze all’estero, per vedere che altre realtà esistono e funzionano, per trovare motivazioni e soprattutto per vedere certe cose da un altro punto di vista. Per essere vincenti nel proprio business – videogiochi o non videogiochi- bisogna capire che ci sono momenti in cui servono svolte decise, a volte rischiose, e mi la mentalità ligure dovrebbe essere più pronta a queste svolte. Spesso, anziché dedicarsi a difendere quel poco che è rimasto, si dovrebbe rischiare per trovare nuovi sbocchi. I giovani possono prendersi questi rischi, e così la situazione si evolve”.

Aero’s Quest, disponibile sulla piattaforma Steam, è un videogioco che ricorda molto quelli di un tempo, quasi un tributo agli anni ’80 e ’90, per un puzzle-platformer di nuova generazione con elementi retro-style, interamente programmato dal ligure Ivano e disegnato graficamente dal noto Raven’s Eye Studio di Chicago.

“Aero’s Quest richiama decisamente gli anni ’80 e ’90 per grafiche volutamente retrò, senza scendere però nella più comune pixel-art, e sonoro che richiama l’era dei 16bit era, in più è un 2D in un mondo ormai dominato dal 3D. Questo è probabilmente anche ciò che lo differenzia maggiormente dagli altri titoli moderni. Anche dalle recensioni ricevute, è evidente che i giocatori più ‘anzianotti’ percepiscano questo feeling, che l’ispirazione per il game-play è molto anni ’80 e anche il feeling generale. Nonostante tutto, pero’, abbiamo aggiunto alcune tecniche – shaders, particle systems e parallax – che all’epoca non sarebbero potute esistere per ovvie limitazioni dei dispositivi”.

Dopo il traguardo di Aero’s Quest, altri lavori sono all’orizzonte per Soloweb Studios.

“L’obiettivo principale è costruire un marchio, un brand facilmente riconoscibile non solo nella nostra zona – Soloweb è l’unico studio Caraibico – ma a livello internazionale. I giochi indipendenti, comunemente chiamati Indie, sono sempre più comuni e vogliamo sfruttare questo momento per migliorare il nostro marchio aumentando la nostra qualità generale. Con Aero’s Quest abbiamo aperto una partnership con il noto studio americano Raven’s Eye Studios e vogliamo continuare con collaborazioni in questa direzione. Il progetto Aero’s Quest inoltre, non è ancora finito, e le console di nuova generazione sono davvero a un passo”.

Il biglietto di Ivano per i Caraibi, per il momento, è di sola andata. Ma non è detto che, un giorno, possa tornare nella sua Savona.

“Savona e l’Italia mi mancano perché la mia famiglia e i miei amici storici vivono li. Se non ci fossero, non so quanto e se tornerei in Italia. Qui sto davvero bene, adoro il clima, l’atmosfera che si respira e la gente locale. La mia vita, ora, è qui, per me è casa mia. Torno in Italia mediamente una volta all’anno e spesso amici o parenti vengono a trovarmi qui. Non escludo che un giorno tornerò a Savona. Non ho mai escluso nulla nella mia vita, ma per ora sto bene qui”.

(Cr. Bo.)

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