Due numeri. Scattano da quelle cifre, i ragionamenti del presidente dell’azienda di trasporto pubblico savonese: chiusura bilancio 2013 da segno meno con perdite per 600 mila euro, conti 2014 da segno positivo per 450 mila.
Risultati che Claudio Strinati legge con moderata soddisfazione.
Dopo un anno alla guida di Tpl, l’inversione di tendenza è avvenuta:
“Ma non basta. Abbiamo beneficiato del prezzo del petrolio basso, ossigeno arriverà pure dalla fusione con Acts operativa entro l’anno e inoltre siamo riusciti ad applicare tagli significativi sull’intera struttura. Non dimentichiamo, però, la diminuzione dei contributi provenienti dalla Provincia. Nel 2014 l’ente di Palazzo Nervi ha ridotto il contributo di 400 mila euro e nel 2015 non potrà fornire risorse alla nostra gestione. Le difficoltà per mantenere conti in ordine sono quotidiane”.
Tra queste ancora un’alta evasione:
“Lo dico con chiarezza, non pagare il biglietto è una pratica più naturale per italiani rispetto agli stranieri. Gli accordi sindacali non prevedono l’autista – bigliettaio e prevedere ulteriori forze umane per il controllo al momento della salita rappresentano costi probabilmente fuori portata”.
Fenomeno che resta tutto da arginare, dunque. Innegabile, tra i vertici societari, l’appagamento per quel segno + sui numeri 2015. Risanamento merito del presidente?
“No, un traguardo raggiunto con l’abnegazione di tutti i componenti di questa azienda”.
Claudio Strinati sostiene che la sua guida al volante di Tpl stia avvenendo senza fuochi artificiali. Racconta di aver notato troppe situazioni passate definite da terra di conquista:
“Non è più possibile avere nuove assunzioni ogni volta che cambia l’amministratore. Fino a ieri è stato così, serve rispetto per i soldi pubblici”.
Tuttavia, dopo oltre 12 mesi di presidenza, le assunzioni possano scattare anche sotto l’era Strinati:
“Questa volta servono realmente per rimpinguare un personale sotto organico. Numeri? Fino a 40 unità se il fondo pre pensionamento, pari a 1 milione 84 mila euro, promesso dalla Regione, arriverà in cassa con parte dei nostri meccanici e autisti che ne potranno beneficiare. Al momento, le risorse non ci sono e se continuassero a non giungere allora dovremmo fermarci a 15 posti nuovi. Intanto, stabilizziamo circa 12 conducenti precari. Il procedimento ha già riguardato almeno 5 ragazzi”.
C’è poi il fronte dei mezzi. Il numero uno di Tpl non definisce allarmante la situazione e attende i 17 bus promessi dalla vecchia Regione:
“Anche quelli non si vedono e se l’approdo a Savona dovesse tardare, saremmo costretti a investire in autonomia”.
Al pari degli altri colleghi liguri, Claudio Strinati, guarda all’amministrazione regionale targata Toti. Attende i primi incontri con l’assessore Giovanni Berrino e ammonisce:
“Questo settore non ha bisogno di tagli semmai di incentivi. Rivediamo la legge 33 e i tre bacini. Quello unico non sta in piedi e l’Antitrust ha detto chiaramente non in una terra come la Liguria non può essere applicato. Verrebbe meno il regime di concorrenza”.
Trasporto pubblico sinonimo pure di servizio sociale. Se in sanità, la Regione punta a un modello con un maggiore apporto privato, quel progetto può riguardare anche i bus?
“Giudico difficile l’integrazione. Non demonizzo il privato anche se i rischi possono riguardare i posti di lavoro e proprio quella presenza sociale che rappresenta un vanto del nostro servizio. Non è detto che il privato abbia convenienza a servire minuscole comunità come quelle che caratterizzano, per esempio, le vallate dell’entroterra savonese”.