“Siamo in crisi, non ne siamo usciti assolutamente. Anzi, i parametri sono più gravi rispetto al momento in cui era scoppiata nel 2007”.
Non sposa la linea di chi sostiene che la crisi sia ormai alle spalle. Ospite della data di apertura della stagione 2016 della rassegna SVoltaIncontra, serie di appuntamenti con firme autorevoli del panorama nazionale organizzata e promossa dall’Unione degli Industriali della provincia di Savona per mezzo del suo portale SVolta.net, il giornalista Giorgio Dell’Arti, editorialista di Gazzetta dello Sport e La Stampa, ha presentato il suo volume “I nuovi venuti” (ed. Clichy) e fatto il punto sullo stato di salute in cui attualmente versa il Paese.
“L’economia italiana assomiglia alle economie del resto del mondo, non è diversa. Il principio dell’economia è molto semplice: bisogna incassare più di quello che si spende”, ha affermato ai microfoni di SVolta.
Quale, dunque, la soluzione per uscire dal tunnel?
“Penso che ci vogliano cambiamenti profondi, non soltanto dal punto di vista dell’esecutivo, del governo, ma anche noi italiani dobbiamo cambiare il modo di ragionare, il modo di pensare, le aspettative. La cosa non riguarda un ristretto gruppo che ci guida, mentre noi siamo innocenti: nessuno è innocente, abbiamo contribuito tutti a creare una situazione molto difficile”.
Ai giovani che vogliono intraprendere la carriera da giornalista, Dell’Arti consiglia di cominciare dalla cronaca dei quotidiani di provincia.
“Il panorama è molto complicato, ci sono tanti giornalisti e l’età media dei giornalisti italiani delle redazioni dei quotidiani è intorno ai 54-55 anni: il rinnovamento è estremamente complesso. Ho visto tanti tentativi ed esperienze e di solito sono fallimentari, il modo migliore per imparare resta quello di una volta: fare i cronisti in un quotidiano di provincia, cominciando dalla cronaca nera. Questa resta secondo me la via maestra per imparare il mestiere”.
Partire dai quotidiani di provincia, ma non solo.
“Il giornalista è un intellettuale, lo deve sapere, deve studiare, oggi deve sapere le lingue, avere dimestichezza con il computer, e deve avere un bagaglio professionale suo che si deve creare con la passione e con l’amore per il mestiere. Perché senza passione e senza amore, questo mestiere non si può fare, è un inferno. Se uno vuole fare il giornalista credendo di fare chissà che cosa, si consegna a una vita molto amara, molto grama. Il mestiere fatto davvero è faticoso, che richiede di camminare molto e studiare molto”.