Marcos Lochtl, nato alle Canarie da padre austriaco e madre di Noli, pescatore di 41 anni del Presidio Slow Food della piccola pesca artigianale di Noli, dedica dalle due alle tre ore al giorno alla riparazione delle reti. Usa strumenti semplici, che in alcuni casi fabbrica da solo, come gli aghi che prepara con il legno dell’erica arborea, la “bruga”, che si trova sull’altopiano delle Manie. I visitatori di Expo si fermano davanti allo spazio Liguria, incuriositi dai suoi gesti semplici, veloci e ripetitivi:
“Possono impararli tutti, ci vuole solo pazienza”.
Ha con sé in mostra anche attrezzi che non vengono più usati come una specie di cintura che serviva a tirare da terra la sciabica, una tecnica di pesca molto antica che ingiustamente, a detta dei pescatori di Noli, è stata equiparata alle tecniche di pesca da traino.
“Da più di duemila anni in Liguria si usava la sciabica, manualmente o con piccole imbarcazioni. Non è una rete a strascico perché non ha i divergenti e non può scendere oltre i 50 metri di profondità. La sciabica non tocca il fondo, abbiamo fatto degli studi specifici. Calandola con un permesso speciale sulla posidonia abbiamo verificato che non ne strappa nemmeno un filo”.
Questa è una delle limitazioni intervenute negli ultimi anni che hanno reso più difficile la vita della comunità di pesca, formata da 20 piccole barche e una quindicina di pescatori professionali.
“Tiriamo le barche in secca, non abbiamo un porto vero e proprio. Dal 2010, da quando la pesca al cicciarello è stata vietata dalla Comunità europea, rimane il resto del pesce azzurro, abbondante e di ottima qualità: sugarelli, menole, naselli, boghe, saraghi, occhiate, un po’ meno la palamita. Anche la lampara non si può più usare, quindi niente acciughe che rimangono appannaggio dei pescherecci più grandi”.