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Appuntamento con “Le ceramiche futuriste in Liguria” a Noli

La Fondazione Sant’Antonio, nella storica sede di Noli, apre le porte alla Ceramica Futurista Ligure. La mostra, promossa dalla Fondazione Culturale “S. Antonio” , con la collaborazione del Comune di Noli e con il sostegno della Fondazione “ A. M. De Mari” della Cassa di Risparmio di Savona , offrirà una selezione di opere in ceramica realizzate nelle manifatture savonesi e albisolesi a partire dagli anni Trenta del secolo scorso.

Nato da un lavoro di approfondimento e ricerca di Riccardo Zelatore, il progetto espositivo ripropone l’interesse per un periodo storico importante nell’ambito del rinnovamento dell’arte ceramica di inizio Novecento e sarà inaugurato sabato 25 Luglio alle ore 18:30 nella sale espositive della Fondazione Culturale “S. Antonio” in Via Suor Letizia 27, Noli .

Tanto si è detto e scritto sul Futurismo ceramico della nostra regione. Senza aver la pretesa di innovare sugli esiti artistici e rinvigorire la già copiosa anedottica, la mostra prova a sintetizzare in una sorta di piccolo breviario portatile, quelle che si ritengono essere le tre peculiarità territoriali positive della locale goliardica creatività futurista. Poche righe scritte, per dirla alla Francesco Bonami, “pensando non agli addetti, ma ai distratti ai lavori”.

Primo: malgrado Savona ed Albisola abbiano incontrato il movimento circa venti anni dopo il famoso Manifesto del 1909 di Marinetti, alla nostra provincia va anzitutto riconosciuto il merito di averlo protratto sino e ben oltre la seconda guerra mondiale, conservando quindi un riconosciuto primato di longevità delle enunciazioni futuriste.

Secondo. Si diceva comunque di longevità degli approdi: probabilmente in parte è dovuto alla stretta connessione tra ricerca artistica pura e declinazione produttiva che a partire dagli anni Trenta ha pervaso tutto il comparto ceramico savonese. Si entra nella sottile lingua di terra (non a caso) che separa l’arte dal design, l’arte applicata dall’artigianato artistico e, senza voler ridefinire ambiti e comparti, certo va riconosciuto un contributo importante alle intuizioni di tanti artisti che in quel periodo, oltre a porre le basi per un rinnovamento grafico, plastico e pittorico dell’arte figulina, hanno introdotto nella ceramica coscienza progettuale e ideazione razionale correlate alla funzione e alla serie.

Farfa, Giovanni Acquaviva, Mario Anselmo, Giuseppe Piccone, Alf Gaudenzi, Dino Gambetti, Arimondo e Romeo Bevilacqua, Diulgheroff, Munari, Pozzo, Strada, Tullio d’Albisola e Torido Mazzotti su tutti, portano la Casa Mazzotti ad una regolare produzione commerciale che ha rappresentato un mezzo concreto di sensibilizzazione del gusto del pubblico. L’orientamento futurista trova rispondenza anche presso tante altre manifatture di Albisola che spesso impiegano stilizzazioni decorative e soggetti oscillanti tra inclinazioni moderniste e futurdecò orientando la produzione secondo i nuovi canoni, senza tuttavia raggiungere esiti totalmente aderenti ai precetti del movimento. Da questo contesto si differenzia, per qualità, l’attività di Ivos Pacino Pacetti che, in linea con le tendenze espresse da Mino Rosso e aderente agli assunti boccioniani, sviluppa una serie di contributi plastici originalissimi. Altro elemento che ha concorso al protrarsi nel tempo del secondo futurismo ligure è dato dal fatto che lo stesso si è sviluppato in molteplici iniziative territoriali attraverso tutte le forme e tutti i generi espressivi: pittura, scultura, ceramica, vetro, poesia, teatro, musica, letteratura, riunendo pertanto contributi trasversali e permettendo quindi di alimentare oltremodo la fiamma di questo gran fuoco.

Terzo: le vicende del secondo futurismo segnano l’imporsi del fenomeno degli artisti ceramisti che, se pur già presente nel decennio precedente, ha contribuito a rendere la produzione albisolese estremamente differenziata e di elevato livello qualitativo, che ha ancora oggi pochi confronti con gli altri centri di produzione italiani. Di fatto costituisce il prologo della intensa e feconda stagione degli anni Cinquanta. Non dimentichiamo, infatti, che artisti del calibro di Fabbri, Fontana e Sassu frequentavano le fornaci di Albisola, ubicate sul Sansobbia, già a partire dalla metà degli anni Trenta.

La mostra sarà visitabile fino al 13 settembre ed è accompagnata da un catalogo a colori edito per l’occasione.

A completare il percorso espositivo sarà allestita una sala dove si potranno visionare le riedizioni su stampo originale dei principali pezzi futuristi realizzati completamente a mano secondo le antiche tecniche dalla Fabbrica Ceramiche Giuseppe Mazzotti 1903 di Albissola Marina e che figurano a catalogo della manifattura.

 

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