Autorità,
Gentili Ospiti,
Gentili Colleghe, cari Colleghi
desidero ringraziarvi per aver voluto intervenire numerosi alla nostra Assemblea Pubblica, come sempre occasione di studio e confronto sui temi dell’economia del Paese e del nostro territorio.
Ringrazio il Sindaco della città di Savona, Ilaria Caprioglio e l’Assessore Rixi per il saluto e la vicinanza che ci hanno dimostrato, Luca Paolazzi, Direttore del Centro Studi, Antonella Mansi, Vice Presidente di Confindustria e il nostro Presidente Vincenzo Boccia.
Ringrazio, il Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e il Presidente della Camera di Commercio Riviere di Liguria – Imperia La Spezia Savona, Luciano Pasquale, che ci accompagneranno con il loro contributo nella tavola rotonda che abbiamo voluto intitolare “Capaci di crescere insieme nell’instabilità”.
Vorrei partire proprio dal titolo della tavola rotonda.
Instabilità e crisi sono elementi con i quali ci stiamo confrontando da troppo tempo. La sfida, per il nostro territorio e per il Paese, sta nelle altre due parole: “capaci” e “insieme” che ci pongono due interrogativi non da poco.
La prima domanda, dobbiamo rivolgerla a noi stessi: “Siamo capaci”, noi imprenditori, a rispondere presente, per cogliere le opportunità ?
Dobbiamo essere noi imprenditori i primi a raccogliere la sfida, perché solo se crescono le aziende, può crescere il Paese. Su questo, mi sento di garantire l’impegno di ogni imprenditore del nostro territorio, tant’è che in questi anni di crisi le imprese hanno realizzato, stanno realizzando o hanno in progetto investimenti per 1 miliardo di euro.
Ma non possiamo farlo da soli. Forse, nel passato, ci sono stati periodi e condizioni che ce l’hanno permesso. Ora non è più possibile.
Ed è qui che dobbiamo porci il secondo interrogativo:
“Saremo capaci ….. insieme ?”
Più che una domanda, è un appello che rivolgo a tutti, perché ancora oggi, nel Paese, e nella nostra provincia, c’è bisogno di comprendere che o si lavora tutti insieme o altrimenti il rischio è il declino. Quanto lento, dipende da quanto il tessuto imprenditoriale saprà resistere.
E il declino industriale coinvolge ineluttabilmente il terziario e i servizi, per poi travolgere il sistema di welfare locale.
Dobbiamo allora fare rete, tra imprese, e tra imprese e pubblica amministrazione. Solo l’industria e le attività economiche organizzate in maniera complessa possono generare ricchezza e permettere che questa venga ridistribuita, e questo è ancor più vero in un territorio come il nostro, che vanta il primato di provincia con il maggiore squilibrio generazionale d’Italia.
Dobbiamo, purtroppo, ancora registrare che, ogni qual volta si parte con una nuova iniziativa industriale ambientalmente compatibile o viene presentata un’infrastruttura essenziale per il trasporto di persone e merci, nascono comitati del “no qualcosa”. Così come sovente si tenta di costruire una falsa rappresentazione che contrappone turismo e industria o porto.
Al contrario, e lo diciamo forte, nella nostra provincia industria e turismo hanno trovato una sintesi, che permette coabitazione e sinergia, creando una vera economia turistica, sempre più organizzata e innovativa senza, per questo, far venire meno la tradizione prettamente industriale e portuale del nostro territorio.
Lo dimostra anche il fatto che 310 strutture turistico-ricettive, per oltre 4.500 addetti diretti, un’economia che vale una fetta rilevante del Valore Aggiunto della provincia, fanno parte, tramite Confindustria Alberghi, della nostra associazione. Perché questa è la casa degli imprenditori e dell’innovazione, dove ci si può confrontare e dove si progetta il futuro, dove si impara a fare rete, anche con il nostro concorrente diretto.
E con riguardo al turismo, vorremmo evidenziare che l’aver definito turistici tutti i comuni della Liguria, senza tener conto che tale definizione dava spazio ad un’applicazione indiscriminata della Tassa di Soggiorno, senza aver costruito prima un progetto condiviso di utilizzo del gettito, e, questo è ancora più grave, senza aver consultato preventivamente le associazioni di categoria, è un appunto che, per conto dei nostri imprenditori del turismo, dobbiamo fare ai rappresentanti della Regione Liguria qui presenti, ai quali, peraltro, dobbiamo riconoscere in molti altri ambiti un lavoro importante ed efficace in questo primo anno di governo.
E ai sindaci diciamo che l’introduzione o l’aumento di qualsiasi tassa locale sulle attività produttive è, in questo momento, un pessimo segnale, oltre che la scelta sbagliata.
Il destino dei territori e delle imprese, come hai sottolineato ancora recentemente tu, Vincenzo, sono indissolubilmente legati.
Per questo, noi imprenditori, insieme ai nostri amministratori locali e regionali, insieme ai nostri parlamentari, dobbiamo insieme creare le condizioni per una ripresa.
Per questo abbiamo bisogno di una burocrazia che, nel rispetto delle regole, ragioni sul “fare” e dia risposte immediate e chiare.
Servono regolamentazioni regionali e locali che non impongano alle nostre imprese condizioni di minor competitività con i territori delle regioni nostre concorrenti. Un esempio lo abbiamo in tema di limiti emissivi. Le nostre vetrerie hanno limiti, a parità di impianti, più stringenti di quelli di altre Regioni, dove sono posizionati gli altri distretti vetrari.
Sono benvenuti provvedimenti normativi come la Legge sulla Crescita, che la Regione Liguria a messo in campo, con alcune misure attuative di sicuro interesse.
Nel 2017, pur consapevoli dei limiti finanziari in cui la Regione è costretta a muoversi, riteniamo che analoghi benefici vadano riconosciuti non solo alle imprese che intendono realizzare nuove unità produttive sul territorio, ma anche alle imprese che, a fronte della scelta di investire e realizzare nuovi stabilimenti, decidano di rilocalizzare le proprie produzioni in Liguria e non vadano oltre Appennino e di quelle non realizzino nuove e diverse unità produttive, ma che amplino quelle esistenti, per la quota parte che vede nuove assunzioni e nuovi investimenti.
Quanto fatto, grazie anche ai Fondi Regionali, per la ri-localizzazione della Noberasco S.p.A. è un esempio virtuoso e merita di essere replicato.
Dobbiamo con la cooperazione di tutti, industriarci per parlare con le Scuole, in particolare con i ragazzi delle secondarie di primo e secondo grado, sia per fornire loro gli elementi per una scelta consapevole, sia per valorizzare i percorsi e le discipline tecniche e scientifiche. I giovani devono potersi orientare nel mondo delle opportunità con un bagaglio di informazioni che permetta loro di scegliere al meglio il proprio futuro.
I nostri ottimi istituti tecnici diplomano meno giovani di quanti ne siano necessari alle imprese per coprire anche solo il normale turn-over. Per questo, continueremo a fornire quel bagaglio di informazioni necessarie sulle opportunità che si possono trovare nelle nostre aziende, con il nostro progetto di orientamento FABBRICHE APERTE.
Che le regole ambientali debbano essere rispettate e che le ricadute di ogni investimento debbano essere considerate è il minimo che ci si attende da ogni imprenditore. Le amministrazioni debbono però comprendere che le opportunità vanno colte in tempi certi e ragionevoli, che il tempo degli investimenti non è quello delle lunghe discussioni, dei ricorsi amministrativi, dei rimpalli burocratici. Ogni decisione deve essere basata sulle norme e sulle valutazioni tecniche prescritte. Non sulle voci dei social o sulle scelte “di pancia” e una volta assunta una decisione non è ammissibile che sia rimessa in discussione ogni volta.
Il principio della certezza del diritto viene, infatti, messo a dura prova dalla lunghezza dei procedimenti autorizzativi che non ha riscontro in alcun altro Paese europeo.
Ma qualcuno a questo punto mi potrebbe domandare “leggiamo tutti i giorni di posti di lavoro a rischio, ma le imprese del territorio investono ? E se si presentano opportunità sono in grado di coglierle ?”
Un anno fa festeggiavamo quasi ottanta imprese che avevano fatto con noi un cammino lungo 70 anni. Oggi, stiamo discutendo della dichiarazione di “Area di Crisi Complessa” per alcune zone del nostro territorio, quelle che più hanno sofferto nell’ultimo decennio, arrivando già da una situazione di crisi della chimica risalente agli anni ’90.
Tuttavia, l’ottenimento della dichiarazione di “area di crisi” non è e non può essere un obiettivo volto a “rallentare” un destino di deindustrializzazione del territorio. Per noi è, al contrario, lo strumento che serve per fa sì che possano realizzarsi nuovi investimenti.
L’Area di Crisi deve permettere il rilancio, la ricerca di nuovi investitori, ma anche sostenere chi, oggi, deve decidere se investire o meno sulle unità produttive già presenti nella nostra provincia oppure ricollocarle in altre zone.
Qui si può ancora investire. Sul nostro territorio troviamo ancora competenze umane, un’attitudine al lavoro e una produttività paragonabile alle aree industriali piemontesi e lombarde.
Dobbiamo mantenere vive queste competenze. E in questo, la Regione Liguria ci sta accompagnando nella sfida di costruire un sistema realmente destinato a mantenere e formare le professionalità essenziali per l’impresa, piuttosto che distribuire a pioggia attività formative, a volte inutili.
Il nostro è un territorio in cui le nostre imprese hanno messo e stanno mettendo in gioco investimenti privati per 1 miliardo di euro. Senza contare gli investimenti pubblici collegati alla piattaforma di Vado Ligure, non in quanto tali, ma per quello che saranno in grado di generare a partire dal 2018 per la sola presenza del nuovo terminal.
I settori in cui si sta investendo o si sta progettando nuovi investimenti, sono quelli tradizionalmente trainanti della nostra provincia. La manifattura in genere, dove la meccanica e la chimica svolgono un ruolo essenziale. Nell’automotive, ad esempio, sono in corso investimenti in ricerca, sviluppo industriale di nuovi prodotti, uno di questi in cooperazione con la Regione Liguria, sono in progettazione nuove linee produttive per far fronte alla domanda, con talune unità produttive pressoché sature.
Nei sistemi di trasporto, chi critica, troppo spesso si dimentica che gli azionisti di Piaggio Aerospace hanno investito ad oggi 200 milioni di euro, necessari, in parte, per la realizzazione del nuovo stabilimento e in parte per finanziare la ricerca e lo sviluppo industriale del nuovo prodotto di punta, il Drone P1HH.
E nonostante la sconfitta nel Tender sui treni regionali, Bombardier, che sta lavorando sul mercato per consolidare l’unità produttiva di Vado Ligure, ha in itinere la pianificazione di progetti per lo sviluppo di nuovi locomotori.
Nell’ambito del ferroviario, la vitalità del cluster in Val Bormida, è tale che i nostri imprenditori hanno già acquisito o stanno per acquisire importanti subforniture per i nuovi treni regionali.
Nel distretto del Vetro, le nostre principali aziende, che occupano nel complesso quasi 1000 addetti, hanno realizzato o stanno mettendo in campo, investimenti per 80 milioni di euro.
Per quanto riguarda le attività portuali, non c’è solo la Piattaforma di Vado Ligure (opera strategica per il territorio e per il Paese), ma sono in corso di realizzazione 40 milioni di investimenti nei terminal del “porto commerciale” di Savona.
Sulla questione portuale, anche se sarà oggetto della nostra tavola rotonda, vorrei evidenziare che la nostra posizione, che ci vede favorevoli alla richiesta di una proroga della fusione “a freddo” dei due enti, non è legata a campanilismo o alla conservazione di privilegi.
Il nostro è un porto che è in continua crescita, che ha saputo cogliere le occasioni ogni qual volta si sono presentate, dove c’è una comunità portuale coesa, che sta investendo e ha saputo sostituire traffici in calo con nuove merceologie, dove i rapporti tra le parti sociali sono stabili e improntati al reciproco rispetto, dove la produttività per metro quadro è a livelli confrontabili con pochi scali italiani, dove le pubbliche amministrazioni svolgono il proprio lavoro con efficacia e pronta capacità di risposta.
Noi oggi non siamo in grado di comprendere o scorgere alcun vantaggio dall’accorpamento, anzi, non c’è un progetto che permetta di capire quali investimenti, quali fondi, quale organizzazione dei servizi, quale regolamentazione e quali attenzioni saranno riservate allo scalo. Una riforma è accettabile se mantiene e migliora le capacità del porto e del suo territorio. Se l’economia locale ne ha dei vantaggi è un bene. Altrimenti è una semplice annessione volta a risolvere problemi di altri.
E il progetto che vogliamo provare a costruire e condividere deve essere misurabile per la comunità delle imprese (che non sono solo quelle portuali, ma tutto il mondo economico che gravita sui traffici da e per il nostro scalo) e per la città in cui il porto è inserito.
E’ per questo e per costruire e condividere insieme un progetto, di integrazione reale e proficua tra le Savona e Genova, in grado di permettere al nuovo Sistema di sviluppare le capacità di entrambi i porti e non di renderne uno satellite delle scelte dell’altro, che è necessaria la proroga. E non bastano pochi mesi, né, l’abbiamo già evidenziato, siamo favorevoli all’idea di un commissariamento da “porto di serie B” che, secondo indiscrezioni degli organi di stampa, sembra essere la minaccia ventilata per aver chiesto la proroga. Ci si deve misurare sui temi di sviluppo e di economia, non su ripicche.
Le formule amministrative per realizzare il nostro intento, se si vuole, esistono. Chiediamo ai nostri rappresentanti di farsi carico a che le comunità locali, economica e politica, siano consultate, per il rispetto dovuto alla principale economia del territorio e alla strategicità che questa ha per le imprese di tutto il nord-ovest.
Abbiamo apprezzato, quindi, lo sforzo della Regione Liguria e di alcuni nostri parlamentari che hanno operato per il bene dello scalo e invitiamo Regione e Ministro a coinvolgerci, per ricercare, d’intesa e insieme ai nostri colleghi genovesi, una soluzione condivisa, a brevissimo termine, che permetta l’individuazione di un percorso volto ad una reale integrazione, positiva per tutti ed eviti ai due scali, a costruire un sistema e un porto che funzioni davvero e sia da motore per la Liguria e il nord.
La risposta, quindi, sul tema “ci siete”… è “sì ci siamo”.
Spetta a noi imprenditori, insieme a voi tutti, cogliere quelle opportunità che ci vengono e ci verranno offerte. Innovando e investendo. Ma, insieme. Chiediamo alla nostra comunità di supportarci, mettendoci in grado di investire e produrre ricchezza e lavoro, all’interno di regole il più possibile chiare e definite, con una burocrazia che aiuti la crescita, con un credito in grado di essere a fianco delle imprese.
Insomma, vogliamo lavorare e vivere in un Paese Normale.