“Don’t worry, be happy”. Non è un caso che il Presidente dell’Unione Industriali Elio Guglielmelli, ospite degli studi di Radio Onda Ligure, abbia scelto proprio la celebre canzone di Bobby McFerrin, per evidenziare lo stato d’animo di un mondo dell’impresa, quello della provincia di Savona, che affronta i tanti ostacoli con serenità e che si rimbocca le maniche per uscire dalla crisi. “Il momento non è dei più felici, ma si prova a uscirne. Bisogna lavorare, essere operativi”.
“I numeri ancora non ci danno molta soddisfazione, ma le nostre sono aziende tenaci, che cercano di mettercela tutta per uscire da questi momenti, che durano un po’ da troppo tempo. Da soli non possiamo farcela, ci attendiamo aiuto da parte di quelle ventilate riforme, che prima o poi dovranno arrivare”, spiega il capo degli industriali del savonese.
Non tutto il quadro è negativo, anzi.
“Ci sono settori che comunque funzionano: l’agroalimentare, l’export è in crescita, la congiuntura favorevole sull’allineamento dell’euro al dollaro favorisce l’esportazione, il ribasso del prezzo del petrolio abbatte i costi dell’energia”, spiega Guglielmelli. “Noi siamo ottimisti. Abbiamo ottime aziende nel settore della meccanica, o del vetro in Val Bormida, marchi internazionali che hanno creato una buona filiera di indotto e continuano a ottenere buone performance. Poi c’è un’industria del turismo importante, che soffre un pochino la mancanza di infrastrutture, una carenza grave per il nostro territorio”.
Un’attenzione particolare deve essere riservata alle piccole-medie imprese, ha ricordato il Presidente UISV.
“Si tratta di eccellenze importantissime, che sono sul territorio e sono da promuovere. Dobbiamo tenere a mente che la piccola azienda rappresenta la spina dorsale dell’industria, perché è radicata al territorio che la ospita. Nella piccola azienda troviamo peculiarità importanti, aziende con pochi dipendenti che però lavorano in tutto il mondo, perché danno vita a prodotti unici. Il segreto è cercare di innovare sempre, stare al passo con i progressi che la tecnologia offre, con la massima attenzione a quella che può essere la novità. Dobbiamo essere sempre attenti a cogliere il momento”.
Intervistato da Luca Valentini, Guglielmelli ha evidenziato le potenzialità della Liguria. Che, a cominciare dal Ponente, potrebbe rappresentare un valore aggiunto per le imprese e per i lavoratori.
“Con una adeguata politica in materia di infrastrutture, con minore burocrazia, la Liguria potrebbe trasformarsi nella California dell’Europa, capace di attirare le eccellenze, fare alta tecnologia, essere produttiva ed essere attrattiva grazie al suo clima e alla sua qualità della vita superiore. Certo, non possiamo perdere più tempo per obiettivi quali il raddoppio ferroviario, il terzo valico e le altre grandi opere, perché significherebbe perdere flussi industriali importanti”.
Infine, il Presidente dell’Unione degli Industriali della provincia di Savona ha sottolineato l’importanza di promuovere la conoscenza del mondo dell’impresa, attraverso iniziative quali il progetto Fabbriche Aperte, che ogni anno porta i ragazzi delle scuole in tour nelle aziende del territorio.
“La nostra terra deve avere conoscenza dell’industria. Fabbriche Aperte è stata una grande intuizione del Presidente Macciò, molto sensibile alle tematiche legate alla scuola. Io l’ho soprannominato “il Festival dell’Industria”, attraverso il quale i nostri giovani vedono con i loro occhi cosa accade all’interno di una fabbrica: è fondamentale cambiare prospettiva, osservare di persona. I ragazzi apprezzano molto, anno dopo anno, e tornano su questi argomenti anche in sede scolastica. Tutto questo serve a dare una prospettiva diversa anche in vista del loro futuro formativo, affinché comprendano che non è necessario frequentare il Liceo Classico, o l’Università, per trovare un lavoro, e ciò può avvenire anche attraverso le scuole tecniche, acquisendo una cultura da coltivare. Non è un caso che negli ultimi anni ci sia stato un incremento nelle iscrizioni alle scuole di questo tipo, che hanno sfornato tecnici che poi hanno trovato lavoro in queste aziende. L’industria deve essere conosciuta dal territorio, non nascondersi, e il territorio deve essere consapevole di quanto di buono ha da offrire”.