“La situazione viene vissuta con preoccupazione anche a Savona. Anche in quel caso, se si perde a livello italiano e ligure la testa di un’azienda, o la parte tecnico-operativa di un’azienda, il rischio è che avvenga una sorta di effetto trascinamento. Le preoccupazioni sono dal punto di vista del lavoro e dell’operatività futura, tenendo conto dei tanti ragazzi che escono dal Nautico e che potrebbero trovare occupazione in quel settore”.
A parlare è Alessandro Berta, Direttore dell’Unione degli Industriali della provincia di Savona, in merito alle recenti notizie in merito a un possibile trasferimento della sede di Costa Crociere da Genova ad Amburgo, in Germania. Una situazione, spiega Berta, vissuta con una certa apprensione anche sul territorio savonese.
“In secondo luogo, quanto sta avvenendo, e il bailamme mediatico costruito sull’argomento Genova-Amburgo di Costa Crociere, potrebbe avere effetti negativi anche sul marketing, un aspetto che l’Ad dell’azienda potrebbe aver perso di vista, ma che gli azionisti hanno compreso fin da subito. Trasferire in Germania una parte operativa fa immediatamente perdere il ‘comprare’ italiano, l’aspetto del lusso e del fare turismo made in Italy che dà valore al prodotto. È un po’ come la differenza tra Parmigiano e il ‘Parmesan’: una cosa è la gestione tecnico-operativa aziendale, e siamo certi che l’operatore abbia le sue ragioni per chiedere il trasferimento – se fossero stati nostri associati, forse avremmo capito prima il disagio e avremmo studiato eventuali soluzioni in anticipo – però bisogna ricordare che non si può vendere qualcosa di ‘italian sounding‘, ma un prodotto italiano anche dal punto di vista operativo. Non dobbiamo sottovalutare l’impatto sul traffico dei crocieristi, guardando solo alla parte tecnologica, e invece comprendere che quello che viene venduto è il lusso, la capacità di fare turismo italiana”.
Non è solo una questione di trasferimento, afferma il Direttore UISV.
“Ho paura tuttavia che non si tenga conto della reale questione in campo: il sistema a contorno. La questione evidentemente è che il “sistema Italia” non è competitivo con il “sistema Germania” e, o si cambiano le regole e la competitività del Paese e, quindi, si affrontano i problemi a contorno della questione, o, anche se per questa volta si riuscisse a mantenere su Genova parte delle risorse umane di Costa, la stessa questione si riporrà tra un paio d’anni. Si tratta, quindi, di una questione più ampia, che riguarda tutte le multinazionali che operano sul nostro territorio: abbiamo la presenza di aziende tecnologicamente avanzate, che fanno filiera e che tentano di investire. Se dovessero smettere di investire perché il sistema paese non dà sufficienti garanzie in termini di burocrazia, capacità competitiva, certezza del diritto, l’impatto sarebbe devastante”.