Dalla Riviera ligure agli Stati Uniti. È stato un salto di quasi settemila chilometri, quello effettuato da Roberta Marcenaro Lyon, classe 1977, originaria di Villanova d’Albenga, in provincia di Savona, oggi amministratore delegato di una importante società con sede negli USA, che si occupa di fornire assistenza alle aziende europee interessate a investire nel Nord America, nonché Professore aggiunto al Dipartimento di Ingegneria del Politecnico di Milano, rappresentante per gli Stati di Washington, D.C. e Texas per la American Chamber of Commerce of Italy, Roundtable member di Sistema Italia presso l’Ambasciata italiana di Washington, D.C., e parte della Society of Military Engineers, American Society of Civil Engineers, American Planning Association, e dell’American Marketing Association.
Una storia di grande successo, che unisce i due continenti.
“La mia vita si divide principalmente tra Washington DC, Houston e New York e ovviamente l’Italia”, spiega. “Sono la CEO di IMARK Holdings, leader boutique consulting firm basata negli USA che si occupa di guidare le aziende italiane al successo nel mercato statunitense. IMARK è un ‘accelerator’, ha una strategia consolidata per far sì che aziende italiane possano iniziare a generare redditività positiva dopo pochi mesi, se adottato il giusto marketing plan”.
Una svolta, quella di Roberta Marcenaro, che parte alcuni anni or sono, nel ponente ligure.
“Una laurea in Economia, un Master in Marketing territoriale, un dottorato di ricerca in Ingegneria Urbanistica: mi sono domandata quale fosse il Paese più ricettivo alle mie idee e voglia di costruire. La risposta è stata: gli Stati Uniti d’America. Non ho accettato alcuna proposta di lavoro, mi sono costruita il mio futuro con passione, perseveranza, serietà, cercando di valorizzare il grande patrimonio imprenditoriale italiano in un mercato aperto e in grado di generare business ad alto valore aggiunto”, racconta.
L’impatto con il nuovo mondo non è stato traumatico.
“Avevo troppa energia per sentirne il peso delle difficoltà”, aggiunge Roberta. “Ci è voluto poco per ambientarsi, avvantaggiata dal fatto che Washington DC è una città abbastanza europeizzata grazie alla presenza delle ambasciate, della World Bank e di altre istituzioni. C’è voluto tuttavia molto più tempo per integrarsi nella comunità americana, soprattutto in quella che conta. Occorre essere aperti e crederci, se questo è un obiettivo di vita e di business. Credo molto nel networking selezionato: è la chiave del successo”.
La nostalgia della terra d’origine, ovviamente, qualche volta si fa sentire.
“Mi manca prima di tutto la mia famiglia: mia mamma, mia sorella, mio fratello, tutti quanti. Vedo crescere a distanza nipoti e cuginetti, e il tempo allora assume una forma tangibile. Per fortuna, la tecnologia è la mia salvezza, grazie a strumenti quali Viber, Skype, Whatsapp, ecc..; mi mancano poi alcuni ‘moods’ come per esempio la storia che si respira in trattorie di campagna rimaste intatte nel territorio Ingauno, il profumo del mare mediterraneo e di sardine appena pescate del savonese, la concentrazione di motorini parcheggiati in Piazza Dante a Genova a significare la limitazione territoriale della Liguria e dunque la sua bellezza, il panorama che si vive attraversando l’Autostrada dei Fiori, che vale da solo anche la pena di sostenerne l’alto pedaggio”.
Un po’ di Liguria, tuttavia, è presente con lei, anche in America. Sotto forma di emozioni, di gusti e di sapori.
“Amo cucinare e senza ombra di dubbio, ogni tipo di specialità gastronomica ligure. Ho lavorato in Italia nel settore dell’agroalimentare e della valorizzazione delle produzioni tipiche, quindi sono con me tutte quante. Come si può dimenticare l’elaborazione del cappon magro? La semplicità dei croxetti? La sapidità del coniglio alla Ligure, la freschezza dei gamberoni di Oneglia? La gentilezza della focaccia di Recco? Potrei elencarne ancora tanti altri. Dentro di me ho il blu del mar Ligure e il verde dei suoi pascoli: la Riviera è una cartolina senza tempo, una poesia, una musica soave”.
Al tempo stesso, ammirazione profonde per storie americane. Come quella di Bill Cunningham.
“È stato un’icona della fotografia ‘à la mode’. Non ha vissuto lavorando, ma ha devoluto la sua vita alla sua passione: la fotografia. La sua biografia è una vera ispirazione di vita. Saper vedere con gli occhi giusti ti permette di giudicare ‘un fashionista’ anche un ‘homeless’”.
Gli USA sono la sua nuova casa. Una terra in cui, nota Roberta Marcenaro, a fare la differenza sono “Il credere molto nei giovani, il non giudizio sull’apparenza, il forte senso patriottico, la valorizzazione delle professioni, la redditività del tempo”. Inoltre, un paese in cui “l’informazione non è comunicazione e viceversa”, capace di offrire anche “prospettive di successo se il mercato viene rispettato” a chi è italiano. Ma attenzione: “Occorre essere italiani negli USA, ma non fare gli italiani negli Stati Uniti”.
Ma dopo questa ascesa fino ai vertici di un’importante società a stelle e strisce, Roberta Marcenaro intravede, nel futuro, un ritorno in Italia? La risposta è affermativa.
“Tornerò sempre. Ho la fortuna di poter dire che non ho mai lasciato l’Italia”.
(Cri.Bos.)