Ha visto la trasformazione del tessuto economico savonese, Emilio Vallarino.
“Quando sono entrato venticinquenne in Unione consideravamo rilevanti le aziende dai 50 dipendenti in su. Oggi le dimensioni sono mutate e soprattutto non esistono più quelle da 3000 come Acna, Agrimont o Ferrania”.
E anche il settore manifatturiero ha lasciato il passo:
“L’orografia della nostra terra non aiuta. Ma bisogna essere bravi a trasformare un apparente limite in opportunità. Fare altro, insomma. Per esempio, porto e turismo non sono fette da poco”.
I cambiamenti?
“Inevitabili e da intendersi sempre in positivo, le complessità sono aumentate ma senza gli attuali strumenti informatici sarebbe impensabile gestire un’azienda moderna” dice Vallarino. Quella visione, lui, la riversa anche sul piano personale: “Andare in pensione? Un’innovazione, inizia un’altra fase della vita. Mica possiamo stare in ufficio per sempre”.
Ma la soddisfazione più grande? Emilio Vallarino ha lavorato a stretto contatto con le più grandi aziende dell’Unione Industriali di Savona. Obiettivo, portare risorse europee su nuovi progetti in grado di garantire futuro e occupazione a quelle realtà. Non fa nomi, il dipendente dell’Unione:
“Confesso che per attendere risposte a domande riguardanti contributi destinati ad aziende ho perso il sonno per davvero. Ma questo fa parte dell’amore per il proprio lavoro. Tuttavia quando passi davanti a certe realtà e sai che il tuo contributo è servito per ampliare l’occupazione o magari per tenere in vita quella ditta, beh, non ha prezzo”.