Un allarme forte e pronunciato a più voci, quello che emerge dagli imprenditori dell’Unione degli Industriali della provincia di Savona in merito alla situazione infrastrutturale del territorio.
Il presidente Angelo Berlangieri ha voluto ribadire la preoccupazione del mondo economico ponentino per una situazione in cui non si intravede ancora una soluzione concreta:
“Da tempo ripetiamo che stiamo giocando con il futuro delle aziende. Questo significa il presente e il domani per migliaia di famiglie. Ritardi nelle consegne, carenza di credibilità, costi aggiuntivi e incertezze costanti segnano la quotidianità delle nostre imprese. Lo abbiamo ripetuto al presidente di Regione Liguria, Giovanni Toti, e lo gridiamo al nostro territorio: così non reggiamo più”.
Una realtà che non fa differenze tra settori merceologici aderenti all’Unione Industriali di Savona e che, per questo motivo, è stata sottolineata da diversi imprenditori attivi nei diversi ambiti dell’economia ligure con sedi in ogni parte della provincia.
Luca Bollettino (Verallia – Vetro – Dego):
“Duplice, rilevante difficoltà per chi fa impresa in Valbormida. L’approvvigionamento delle materie prima quando arrivano via nave costituisce un enorme problema perché scontiamo i pesanti disagi di A10 e A6. Ulteriore criticità, in tema di prodotto finito, con la rassegnazione di chi deve raggiungere l’entroterra savonese, ormai, abituato a fare il giro da nord con allungamento significativo dei tempi. Non meno rilevante, poi, il fatto che diventa sempre più difficoltoso reperire risorse umane qualificate, intimorite a salire in valle magari dal litorale costiero”.
Paolo Cornetto (Vado Gateway – Logistica – Vado Ligure):
“La situazione delle autostrade – con particolare riferimento ad A10 e A26 – è diventata ormai insostenibile. Oltre alla sicurezza di chi vive e si sposta in queste zone, sta impattando in modo pesante l’operatività dei porti di Savona, Vado Ligure e dell’autotrasporto. Complicatissimo, se non impossibile, compiere programmazione operativa. Invece di crescere servendo dai nostri porti i traffici del Centro Europa, il rischio vero è che le nostre merci prendano la strada dei porti nordeuropei. Necessario intervenire subito rivedendo il piano di manutenzioni delle due autostrade in modo che sia compatibile e rispettoso delle esigenze di chi fa impresa”.
Alberto Formento (Formento Filippo Carlo – ANCE Savona – Finale Ligure):
“La situazione delle autostrade liguri sta tenendo in ostaggio le aziende che ogni giorno devono far raggiungere ai propri operai i cantieri attivi nonché approvvigionarli di materiali e attrezzature. Ritardi incalcolabili che vanno a ricadere, inevitabilmente, sulla gestione economica della commessa stravolgendo i cronoprogrammi con un aumento dei costi non più supportabile. In un momento importante per le aziende edili, dove finalmente si intravedono segnali positivi e di ripresa del settore, la situazione autostradale sta diventando un forte freno. Non è pensabile che su otto ore lavorative, se ne passino più della metà in coda. Altrettanto inaccettabile che le squadre di lavoro partano alle quattro di mattina per rientrare a tarda notte. Strumento per la categoria potrebbe essere quello di rideterminare transitoriamente il valore delle “spese generali” previsto dal prezzario regionale delle opere edili, il cui valore attuale non consente di assorbire situazioni come questa. Almeno sino alla fine dell’emergenza autostrade”.
Agata Gualco (A.D.R. – Alimentare – Sassello) – Presidente Gruppo Giovani Industriali:
“La nostra quotidianità è quella di una lotta giornaliera con ritardi, tanto legato all’arrivo delle materie prima quanto alla partenza della merce. Tutto si traduce in pagamento di penali rispetto ai contratti sottoscritti con i clienti. Per chi, come noi, opera nella zona del Sassellese, poi, la situazione si fa drammatica per l’interruzione della strada 34 per Acqui su cui non ci sono previsioni di cantieri. L’alternativa diventa così la martoriata A10 con la percorrenza del tratto Albisola – Sassello già al centro di pesanti danni alluvionali. Indispensabile, almeno, conoscere le tempistiche di chi deve garantire la fruibilità delle nostre strade”.
Mattia Noberasco (Noberasco – Alimentare – Carcare): “Sentiamo stime di interventi autostradali prolungati per altri cinque anni. La nostra azienda una simile proiezione non riuscirebbe a reggerla con l’inevitabile ricerca di soluzione alternative, almeno per la gestione delle merci. Un autista che, fino a qualche tempo fa, faceva quattro viaggi giornalieri, oggi, ne compie due. Tutto questo si riversa su produttività, competitività e affidabilità. Pretendiamo, almeno, la conoscenza di tempi certi riguardo cantieri che stanno provocando disagi incalcolabili”.
Flavio Raimondo (Vice Presidente Confindustria Ambiente – Vado Ligure):
“Un’emergenza ormai strutturale. Ripercussioni concrete segnano l’economia locale. I trasportatori rinunciano alle tratte liguri per i tempi di percorrenza impossibili, con continue chiusure e perché risulta un terno al lotto viaggiare su tratte non più definibili autostrade. I cittadini del ponente sono tecnicamente isolati. Una situazione talmente surreale che non può essere risolta dicendo pedaggio zero, cosa peraltro che non succede. Va risolta con azioni concrete senza più promesse scadute. Serve un tavolo di confronto che prenda decisioni misurabili senza se e senza ma, con un pivot che segua quanto deciso”.
Caterina Sambin (Ergon Meccanica – Impiantistica Meccanica – Dego):
“Siamo costruttori e installatori di macchinari per l’industria vetraria e occupiamo 60 persone. Quotidianamente, movimentiamo persone e macchinari verso destinazioni continentali ed extra. Nei confronti dei nostri clienti, le vetrerie, siamo soggetti al rispetto tassativo degli orari degli interventi. Il collasso della situazione viaria, della A10 e della A6, ha comportato un notevole aggravio di costi e conseguenti rischi di perdita competitiva. L’incertezza dei tempi ci costringe a viaggiare con ore di anticipo, tempo ovviamente remunerato, ma improduttivo. Altra pesante conseguenza è la perdita di valore immobiliare dei nostri siti industriali, parte del patrimonio aziendale. La perdita di attrattività dei nostri territori compromette seriamente la possibilità di creare partnership indispensabili per lo sviluppo: chi viene ad investire in una zona in cui non sono soddisfatti neppure i requisiti minimi di vivibilità e mobilità?”
Carlo Scrivano – Direttore Unione Albergatori Savona:
“In chiave turistica, il successo di una destinazione è data dalla facilità o meno con cui la stessa può essere raggiunta. Quel tempo, oggi, viene stimato entro le due ore. Il savonese e la Liguria più in generale stanno perdendo il proprio bacino più storico, quello di prossimità. Non poter più contare in modo massiccio e convinto sul mercato piemontese o lombardo, frenato dalle paure di code interminabili tanto in andata quanto in ritorno, segnano un drammatico punto interrogativo sulla sopravvivenza delle nostre strutture”.